Moto itinerari nel piacentino: passo del Brallo

Lo ammetto: lo scooter nei mesi invernali lo uso veramente pochino. Ogni tanto però il richiamo diventa troppo forte e allora, con la scusa di non far scaricare la batteria, mi metto in sella e parto. Oggi è proprio una di quelle giornate: approfittando di un pomeriggio libero e delle condizioni atmosferiche discrete, decido di farmi un giretto in solitario sulle nostre colline.

E’ il 14 novembre 2003 e ovviamente fa freddo, quindi cerco di attrezzarmi adeguatamente: stivali, pantaloni antipioggia infilati sopra ai jeans (i pantaloni tecnici ancora mi mancano, quindi devo accontentarmi…), giubbotto imbottito, sottocasco e guantoni invernali. Infilo il casco integrale e, come temevo, la visiera comincia ad appannarsi istantaneamente . A quanto pare il trattamento “permanent antifog” di serie non era poi tanto “permanent” ed è decisamente andato a farsi benedire, quindi ne approfitto per collaudare un liquido antiappannante che avevo comprato un po’ di tempo fa. Una passata e riprovo: sembra che funzioni, speriamo bene…

Il Tmax è fermo nel box da almeno due settimane, ma appena tocco il pulsante si avvia immediatamente, come se anche lui avesse voglia di sgranchirsi un po’ i pistoni! Esco di casa e mi immetto in tangenziale, direzione Bobbio, quindi Val Trebbia. Non so ancora di preciso dove andare, raramente pianifico gli itinerari in anticipo quando mi faccio un giretto da solo. Di solito lascio le decisioni all’ispirazione del momento: è un fenomeno strano, arrivo ad un bivio ed è come se fosse lo scooter a decidere dove vuole andare… a volte sembra voler rimanere su itinerari ben noti, altre volte mi porta su strade secondarie assolutamente sconosciute, ma che solitamente mi fanno scoprire luoghi e paesaggi ugualmente belli e inaspettati. E questo accade soprattutto quando si viaggia da soli e in questa stagione.

Non so perché, ma per me la moto in inverno ha un fascino particolare. Lontano dal traffico, dagli smanettoni estivi e dalle sudate disumane dei 40 gradi, tutto diventa più intimo, sia il rapporto con il mezzo meccanico che quello con la strada e il paesaggio.

Scaldato il motore e superato velocemente il tratto rettilineo fino a Rivergaro [2], inizio a scaldare anche le spalle delle gomme sulle curve che mi portano su fino a Perino [3]. Qui la strada principale svolta a destra per immettersi su un altro rettilineo costruito recentemente – e orribilmente – sul greto del fiume. La ruota anteriore pare che non voglia girare… io ovviamente l’assecondo e proseguo dritto lungo la strada vecchia che mi offre ancora qualche km di curve, fino a ricongiungersi nuovamente con l’altra. Proseguo quindi fino a Bobbio [4]. Qui potrei svoltare in paese e dirigermi vesso il passo Penice, ma decido di proseguire ancora per un po’.

Ricominciano le curve, prima ampie e poi più strette, dove la strada diventa una stretta striscia di asfalto scavata nella roccia a picco sul Trebbia, da percorrere tranquillamente godendosi il meraviglioso panorama. Il fiume, dopo la secca dei mesi scorsi, ora è tornato ricco d’acqua. Non ci sono i consueti bagnanti del periodo estivo, le tende dei campeggiatori, le auto parcheggiate… soltanto la strada quasi deserta e la natura finalmente libera dall’invadenza umana. Anche gli alberi sulle colline offrono un panorama differente, con le loro foglie gialle i tutti gli altri colori dell’autunno, sfumati da una leggera nebbiolina. Mi fermo qualche minuto sul bordo della strada ad ammirare lo spettacolo e scattare qualche foto.

Riprendo il viaggio ed arrivo a Marsaglia [5], altro importante crocevia: qui si può svoltare verso il passo del Mercatello che riporta in Val Nure, oppure verso la Val d’Aveto che conduce fino a Chiavari o ancora continuare in Val Trebbia in direzione Genova. Scelgo la terza opzione e proseguo dritto, passando davanti al bar solitamente affollato da motociclisti e invece oggi apparentemente frequentato soltanto da qualche pensionato che si ferma guardandomi passare.

Dopo Marsaglia, si sa, la Val Trebbia si trasforma in una vera e propria giostra per motociclisti, un’istigazione a delinquere, una sequenza mozzafiato di bellissime curve che troppo spesso portano gli smanettoni della domenica ad esagerare e a rischiare decisamente più del dovuto. E spesso le cronache sui giornali ne riportano le tristi conseguenze…

Io procedo ad andatura allegra, ma sempre con la giusta prudenza. Le gomme del Tmax hanno già diverse migliaia di Km sulle spalle e anche l’asfalto, di questa stagione, richiede maggiore rispetto: così freddo e in alcuni tratti insidiosamente umido, offre un grip sicuramente inferiore al solito.

All’incrocio seguente lascio la statale 45 (mica posso arrivare veramente fino Genova!) e svolto a destra seguendo le indicazioni per il passo del Brallo. La strada si restringe e si arrampica sul fianco della collina fra curve e tornanti. Proseguo per chilometri senza incontrare assolutamente nessuno, come se quella strada fosse li soltanto per me. Ogni tanto passo vicino a qualche minuscolo gruppo di case e vengo avvolto dal profumo della legna bruciata che esce dai camini. Sarà che ho un carattere un po’ solitario, ma io in questa pace e in questa atmosfera mi ci trovo veramente benissimo! E la moto è sicuramente il mezzo migliore per gustarsi appieno lo spettacolo.

Peccato soltanto per il freddo, porco cane! Nonostante i miei guanti Clover supertecnici, la temperatura sicuramente molto vicina allo zero mi sta facendo perdere la sensibilità alle dita… Rimpiango la mancanza di un termometro sul cruscotto per soddisfare la mia curiosità, ma soprattutto mi mancano un bel paio di manopole riscaldate! Magari prima o poi me le compro, ma per ora mi devo accontentare di una sosta ogni mezz’ora per scaldarmi le mani appoggiandole sulla marmitta…

Arrivo finalmente al passo del Brallo [6], 950 metri di altezza. Anche qui c’è un crocevia di strade fra cui scegliere, ma io proseguo dritto verso Varzi. Ai lati della strada, nei tratti in ombra, ci sono ampi residui di neve. Anche il monte Penice che vedo di fronte a me, pur se un po’ coperto da nuvole e nebbia, mostra chiaramente alcune zone innevate.

Man mano che scendo di quota ricomincia a comparire anche un po’ di traffico automobilistico sulla strada. Arrivo a Varzi [7] e svolto a destra in direzione di Zavattarello [8]: un altro bel tratto di curve da affrontare. Le ore di luce in questo periodo sono poche, soprattutto quando il cielo è coperto dalle nuvole. E infatti sta cominciando a fare buio, come al solito sto facendo molto più tardi del previsto e la strada per casa è ancora lunga… Passato Zavattarello svolto a sinistra verso Nibbiano (potrei anche proseguire per il Passo Penice e quindi tornare a Bobbio, ma non esageriamo!), quindi continuo fino a Borgonovo val Tidone [9] (ormai è buio pesto…) dove riprendo la strada per Piacenza.

Alla fine arrivo a parcheggiare lo scooter nel mio box. Il display sul cruscotto segna 170 Km percorsi, ho le mani e le gambe decisamente infreddolite. So che un qualsiasi automobilista mi prenderebbe per pazzo (beh, anche mia moglie lo fa…) sapendo che ogni tanto faccio viaggetti del genere con lo scooter anche d’inverno, da solo, con il freddo, e solo per divertimento!
Beh, questo pensiero mi fa sorridere… Forse i motociclisti un po’ pazzi lo sono veramente, ma io in questo momento mi sento proprio bene.

Direi quasi felice. :smile:

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