Cosa bolle in pentola

Potrei parlarvi dei preparativi per il Natale, delle ferie che sto facendo a casa per risparmiare qualche euro (grazie, Monti) o del tempo che fa, ma invece, indovinate un po’, parlerò di birra.
Tanto per fare il punto della situazione di quello che sto combinando in questo periodo, ecco.

Come dicevo, da quando sono passato a fare all-grain, la quantità di birra prodotta per ogni cotta si è quasi dimezzata, e all’inizio questa cosa non mi andava molto. Poi però ho cominciato a considerarne gli aspetti positivi: in fin dei conti non è che io beva ettolitri di birra, e il fatto di fare dei batch più piccoli mi consente di fare più birre differenti e quindi anche più esperienza. Diciamo che ora posso fare una al mese, quindi circa otto all’anno invece delle quattro o cinque al massimo che facevo prima. E la cosa mi piace!
Al momento infatti sono già alla terza cotta all-grain.

La prima è quella che avevo raccontato e fotografato qualche articolo addietro. Chiamiamola American Amber Ale, in quanto particolarmente caratterizzata dal luppolo e dal lievito tipicamente USA. Ormai è pronta da bere e da un primo assaggio mi è sembrata decisamente interessante. Ci tornerò sopra prossimamente con qualche valutazione più dettagliata. Per ora sta in cantina (in buona compagnia) a maturare ancora un po’.

AG 1

La seconda l’ho fatta un mese fa. E’ una Irish Red Ale, nell’intenzione qualcosa di simile alla Kilkenny. Probabilmente è una birra che porta un po’ sfiga, visto che quando avevo provato a fare la stessa ricetta in versione E+G era finita nel lavandino, e anche stavolta c’è mancato poco che finisse sul pavimento della cucina per un casino che ho combinato durante la preparazione. Un pochino sul pavimento ne è finita comunque (oltre che su tutto il resto della cucina…), ma sono riuscito ad evitare il peggio e alla fine la maggior parte birra si è salvata. Adesso è nel ripostiglio che sta finendo la carbonazione.

AG 2

La terza, fatta l’altro ieri, è una ricetta che ho messo insieme io. Non saprei bene come definirla, stilisticamente. Per ora la chiamo Oat Brown, perché è un po’ scura (più delle altre due) e contiene del malto d’avena. Dovrebbe avere un carattere piuttosto inglese, anche se ha una pesante intrusione belga fra i malti… Ora sta fermentando allegramente in cantina, seduta sul nuovo sgabello Ikea modificato per incorporare il termostato che regola automaticamente la fascia riscaldante, in modo da tenere la temperatura di fermentazione al livello desiderato.

AG 3

BirraPermalink

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