Cyberlink PowerDirector 11

In campo informatico, l’editing video è sempre stato uno dei miei interessi – per quanto non abbia mai realizzato molto di più dei tradizionali filmini delle vacanze… – e dopo qualche anno di abbandono per mancanza di tempo, ora ho ricominciato a dedicarmici un po’. Grazie anche al nuovo computer che finalmente ha la potenza necessaria per questo tipo di lavori (notoriamente piuttosto pesanti), mi sono quindi messo alla ricerca di un software moderno e al passo coi tempi, visto che quelli che avevo usato in passato erano ormai obsoleti.

I programmi di cui ho avuto esperienza, ma parliamo appunto di parecchi anni fa, sono principalmente Adobe Premiere e Magix Video Deluxe. Ne ho anche provati altri brevemente, sfruttando le versioni demo gratuite, ma alla fine devo dire che nessuno mi ha mai convinto al 100%. Qualcuno aveva una miriade di funzioni ma un’interfaccia macchinosa da gestire, altri erano semplici da usare ma alcune cose erano comunque difficili o impossibili da realizzare. Alla fine ho trovato questo Cyberlink PowerDirector 11 (versione Ultra) che secondo me è veramente valido sotto tutti i punti di vista, e non solo sulla carta.

Il software, completamente in lingua italiana, ha infatti una serie completissima di funzionalità, il tutto racchiuso in un’interfaccia chiara, semplice ed intuitiva. L’approccio è quello convenzionale per questo tipo di programmi, quindi una timeline multitraccia sulla quale inserire clip e immagini, una finestra di anteprima del video, ecc. ma la cosa bella è che ogni cosa che si cerca la si trova esattamente dove ci si aspetta di trovarla, senza dover fare tante ricerche tra icone minuscole e incomprensibili e menù infiniti!

Sono gestite perfettamente e in modo ben chiaro tutte le principali fasi del lavoro:

  • Acquisizione: si può importare il video da qualunque sorgente immaginabile, dalle moderne videocamere HD alle vecchie DV come la mia (con riconoscimento automatico delle scene), fino all’acquisizione da TV, CD, DVD e anche la cattura in diretta da webcam o microfono.
  • Modifica: la fase di editing vera e propria dove, oltre a posizionare clip video e/o foto sulla timeline, possiamo fare facilmente tagli, correzioni, aggiungere effetti, transizioni, titoli, musiche, commenti audio, ecc. Ci sono anche delle funzioni con cui lasciare al programma la realizzazione del montaggio o della colonna sonora in automatico, scegliendo le scene migliori e sincronizzando le scene stesse con il ritmo della musica! Come dicevo rimane tutto molto intuitivo ed è sempre disponibile l’anteprima in tempo reale del lavoro che stiamo realizzando.
  • Produzione: una volta completato l’editing, è possibile generare il video finale in un gran numero di formati e risoluzioni, oppure pubblicarlo direttamente online su YouTube o altri servizi simili. Volendo vengono gestiti sia il 3D che le risoluzioni Ultra HD (4K), anche se io non ho fatto prove in questo senso. Il rendering è abbastanza veloce, ma ovviamente molto dipende dall’hardware disponibile. PowerDirector è infatti in grado di sfruttare tutte le accelerazioni hardware disponibili (multi GPU e ottimizzazioni offerte dalle CPU AMD e Intel di ultima generazione). Il software inoltre è disponibile anche in versione nativa a 64 bit.
  • Creazione disco: il prodotto finale può ovviamente essere masterizzato su DVD o Blu-ray, in 2D o 3D, ed abbiamo a disposizione una funzionalità integrata per la creazione di bellissimi menù iniziali.

Io sto usando il programma su Windows 8 64 bit, su un computer con 8 Gb di RAM, CPU Intel Core i3-3225 a 3,3 Ghz e GPU integrata Intel HD 4000. Nonostante il PC non sia un mostro di potenza, la velocità come dicevo è molto buona e non ci sono impuntamenti o difficoltà ne’ in fase di acquisizione ne’ durante l’editing. Le anteprime video scorrono sempre fluidamente anche in presenza di effetti, transizioni e titoli. La velocità di rendering è ovviamente molto variabile, perché dipende molto dalla risoluzione che viene scelta, dalla presenza di effetti, ecc., ma diciamo che in generale mi sembra piuttosto veloce. Per quanto mi riguarda ho constatato – come speravo – che una buona riduzione dei tempi si ha in alcuni casi quando è possibile sfruttare l’accelerazione hardware Intel Quick Sync messa a disposizione dal mio processore, che purtroppo non è presente in tutti i formati video (oppure è presente ma non cambia nulla se si attiva o meno). Per farmi capire meglio, ecco alcuni esempi dei tempi di rendering di prove che ho fatto con un progetto di circa 4 minuti in full-HD, con e senza Quick Sync attivato:

  • MPEG-2 (25 Mbps) con alcuni effetti: 4:34 senza Q.S. – 4:32 con Q.S.
  • MPEG-2 (25 Mbps) senza effetti: 2:57 senza Q.S. – 2:56 con Q.S.
  • MPEG-4 (13 Mbps) senza effetti: 5:26 senza Q.S. – 2:11 con Q.S.

Da questo si capisce come in MPEG-2 l’utilizzo del Quick Sync sia del tutto ininfluente, e come la presenza degli effetti faccia aumentare parecchio i tempi di calcolo. Molto interessante l’aumento di velocità che invece si riesce ad avere con il Quick Sync nella codifica MPEG-4, dove i tempi sono più che dimezzati!

Ok, per ora mi fermo qui. Questo articolo non ha la pretesa di essere una vera recensione, in realtà ci sarebbe molto altro da dire, però concluderei dicendo che le mie impressioni dopo i primi giorni di utilizzo del software sono assolutamente positive. Per quello che ho potuto vedere il programma non ha particolari problemi o bug (anche se occasionalmente un paio di comportamenti un po’ “strani” mi sono capitati…). Mi sento di consigliarlo senza timori sia a chi è alle prime armi nel video editing, che non si troverà in difficoltà a muovere i primi passi grazie all’interfaccia semplice e intuitiva, sia agli esperti, che sapranno invece sfruttare al massimo tutte le innumerevoli potenzialità disponibili. Il prezzo d’acquisto non è eccessivo e comunque è disponibile il download gratuito di una versione trial di 30 giorni, vivamente consigliata per testare prima il software sul proprio PC.

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Thor Belgian Strong Ale 2.0

Nel catalogo del “Route 45” non poteva mancare una riedizione della Belgian Ale che mi era piaciuta parecchio l’anno scorso. Solo poche piccole modifiche alla ricetta ed ecco qui la versione 2.0, dedicata al Dio del Tuono! Il grist ora è composto prevalentemente da malto Pilsener belga, con piccole aggiunte di Wheat e di Aromatic, otre ad un po’ di zucchero candito bruno. Il luppolo è l’Hallertau Hersbruker, solo per l’amaro, mentre il lievito è il White Labs WLP530 liquido.

Thor Belgian Ale 2

La birra è chiara, solo leggermente ambrata, e direi che l’aspetto non è male, a parte il solito chill-haze (la torbidità che si manifesta solo quando viene refrigerata) che non mi turba per nulla. Ma almeno stavolta ho una schiuma decente! Anche la carbonazione è ben presente, così come gli aromi speziati – ma anche leggermente fruttati – dati dal lievito. Meno evidente il luppolo, che svolge la sua funzione amaricante con discrezione. E’ una birra piuttosto alcolica e dal buon corpo (ancora forse un po’ eccessivo, devo ricordarmi di abbassare di un grado o due la temperatura di mash la prossima volta), ma senza per questo risultare pesante. E’ già ottima ed equilibrata così, ma mi aspetto ancora un miglioramento nei prossimi mesi di maturazione.

Anche questa Thor è quindi decisamente promossa e rimane indubbiamente una delle mie birre preferite. La rivedremo sicuramente!

Note di produzione:
Cotta n° 22 del 07/04/2013 – OG: 1,061 – FG: 1,013 – Alcol: 6,8% Vol.
Tecnica: all-grain BIAB con mash a 66° C.
Fermentazione: 2 settimane da 19° a 20° C.

 

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Le stanze in giardino

E dopo la sala da pranzo in giardino, adesso abbiamo anche il salotto!  :grin:

La scorsa estate avevo fatto la pavimentazione e in autunno avevo cominciato a riempire le aiuole intorno. Quest’anno ho finito di mettere le piante, collegato l’impianto di irrigazione ed infine l’ho arredato con questo salottino da esterno. Niente di straordinario, per carità, anche perché il budget era quello che era, però adesso è comunque un angolino piacevole, proprio davanti a casa, dove c’è il sole al mattino e l’ombra al pomeriggio.

E chissà che piano piano non si riesca a viverlo un po’ di più questo giardino, invece di andarci solo per lavorare!  :confused:

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Batman Stout 2.0

Seguendo il filone fumettistico delle etichette del Route 45, una birra nera come la notte non poteva che essere dedicata al cavaliere oscuro! E’ una versione 2.0 in quanto riedizione della stout dell’anno scorso (quarta classificata al BrewJam 2012 di Areabirra). Ho fatto comunque un paio di piccole modifiche alla ricetta originale nel tentativo di migliorarla ulteriormente. Ho usato sempre malto Maris Otter, orzo in fiocchi e malto Roasted, ma quest’ultimo in quantità inferiore, parzialmente sostituito con del Crystal. Nessuna variazione sul luppolo (EKG solo per l’amaro), mentre ho aggiunto 20 grammi di radici di liquirizia durante la bollitura. Anche il lievito è cambiato: questa volta ne ho usato uno liquido, il White Labs WLP004.

Batman Stout 2.0Rispetto alla 1.0 abbiamo quindi un aroma tostato un po’ meno invadente e qualche nota in più di caramello, un po’ meno caffè e un po’ più liquirizia. Complessivamente direi che sono abbastanza soddisfatto, anche se purtroppo non posso dire che sia priva di difetti, almeno per il momento. Il principale, come si può vedere dalla foto, è ancora una volta la schiuma: purtroppo molto scarsa e poco persistente. La carbonazione è pure scarsa, ma questo in una stout ci può stare. La schiuma no. E la liquirizia si sente forse un po’ troppo… Ho notato però che, nonostante sia in bottiglia da due mesi, ci sono ancora dei miglioramenti rispetto alla prima bottiglia che ho aperto nemmeno una decina di giorni fa: quella ad esempio era completamente “piatta” e senza schiuma! Anche i vari aromi “forti” che sono presenti in questa birra mi sembra che comincino ad amalgamarsi meglio fra di loro soltanto adesso. Insomma, forse ha bisogno di maturare ed evolvere ancora un po’ per dare il meglio. Se è davvero così, pubblicherò un aggiornamento più avanti.

Note di produzione:
Cotta n° 21 del 10/03/2013 – OG: 1,044 – FG: 1,012 – Alcol: 4,5% Vol.
Tecnica: all-grain BIAB con mash a 64° C (+ protein rest iniziale a 49/50°).
Fermentazione: 2 settimane da 19° a 21° C.

Update 6 settembre 2013: dopo altri tre mesi di maturazione, il gusto di questa birra si è effettivamente evoluto positivamente, ora posso dire che non è davvero niente male! Anche la schiuma è decisamente migliorata, come si può intravedere dalla pessima foto qua sotto… Ora anzi c’è quasi il problema contrario: si sta manifestando un leggero “gushing” lento, quello per cui quando stappi la bottiglia comincia a formarsi della schiuma dentro che lentamente sale e fuoriesce. Per fortuna non sembra dipendere da un’infezione, visto che comunque sapore e aroma sono ok.

Batman stout update

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I paradossi dell’homebrewing

E’ quasi inevitabile che, facendosi la birra in casa, ci siano le cotte che vengono meglio e quelle invece “un po’ meno”. Però cosa succede, soprattutto a quelli come me che producono in piccole quantità? Che quelle meglio riuscite, le più buone, le offri o le regali ad amici e parenti, e finisce che ti devi bere tu quelle peggiori!  :confused:

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Improvvisiamo?

Teoricamente le otto cotte di birra programmate per questa stagione le avrei finite (ho imbottigliato l’ultima due giorni fa), ma visto che le temperature quest’anno non ne vogliono sapere di alzarsi e che la cantina è ancora sotto ai 20°, quasi quasi potrei improvvisare un’altra ricetta utilizzando un po’ di avanzi che mi sono rimasti in casa (alcuni dei quali altrimenti sarebbero da buttare).

Vediamo… ho ancora una bustina di lievito belga, un paio di luppoli tedeschi e una discreta scelta di malti, direi che qualcosa ci si può tirare fuori! Aggiungiamo che oggi ho anche un pomeriggio libero, e allora come si fa a non approfittarne?  :grin:

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