Asterix Witbier

L’Asterix è mia ventesima cotta ed è la seconda birra di grano prodotta quest’anno. Questa è in stile belga, appunto una classica Wit (o Blanche, se preferite). Il grist è composto prevalentemente da malto pilsener belga e da frumento in fiocchi, più una piccola quantità di fiocchi d’avena e una manciata di malto Munich. Il luppolo, usato solo per l’amaro, è l’Hallertau Hersbrucker. In aggiunta a questo, è stata fatta un’aromatizzazione con bucce di arancia fresche, semi di coriandolo e fiori di camomilla secchi. Il lievito che ho usato è il White Labs WLP400, liquido e specifico per questo stile.

La cotta si è svolta regolarmente e senza particolari sorprese, ma anche questa volta ho avuto qualche problemino in fermentazione. Nonostante le tre settimane e le temperature fatte alzare fino a 22°, la fermentazione si è fermata inesorabilmente ad una densità di 1,018, con un’attenuazione del 63% solamente! Non so quale sia il motivo, magari sarà stato il tipo o la qualità del lievito o forse ha contribuito la temperatura di mash un po’ alta (ma quello prevedeva la ricetta di John Palmer che ho seguito!). Comunque, questo è il risultato:

Asterix Witbier

Si nota subito come la birra non sia perfettamente limpida, ma presenta un po’ di chill-haze. Il colore è chiaro, anche se non proprio da blanche, ma comunque accettabile. Quello che invece delude un po’, almeno ai primi assaggi fatti finora, è la schiuma: scarsa e assolutamente evanescente. Anche la carbonazione in generale non è molto presente, segno che anche nella rifermentazione in bottiglia qualcosa non ha funzionato al meglio (e a questo punto gli indizi di colpevolezza si indirizzano sempre più verso il lievito). Speriamo che con il passare del tempo questi aspetti possano migliorare, come del resto è già successo in altri casi precedenti.

All’assaggio si avverte subito la relativa dolcezza della birra, sicuramente dovuta alla scarsa attenuazione. Ma comunque per lo stile ci può anche stare, in fondo. il gusto e l’aroma (leggermente speziati e agrumati) sono comunque azzeccati e l’aromatizzazione si percepisce in modo assolutamente gradevole, senza risultare troppo evidente. Da questo punto di vista, quindi, tutto OK.

In conclusione, una birra comunque piacevole, leggera (un po’ più del previsto) e rinfrescante, con i suoi aromi un po’ fuori dal comune. Sarebbe stata perfetta con qualche IBU in più e una carbonazione un po’ più sostenuta, ma anche così direi che non è niente male.

Note di produzione:
Cotta n° 20 del 10/02/2013 – OG: 1,049 – FG: 1,018 – Alcol: 4,4% Vol.
Tecnica: all-grain BIAB con mash a 68° C (+ protein rest iniziale a 50°).
Fermentazione: 3 settimane da 20° a 22° C con travaso intermedio al 6° giorno.

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La famiglia (Sony) si allarga

Eh già: dopo l’ottimo Xperia S, è arrivato anche il fratellino “U”!  :grin:

Xperia U e S

Xperia U bianco e S nero

Un po’ più piccolo, ma – come prime impressioni – altrettanto valido!

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Sturmtruppen Marzen

Qui al “Route 45” raramente si producono lager, ma quest’anno almeno una l’ho voluta inserire nel calendario delle cotte. Non disponendo di una camera di fermentazione refrigerata, ho sfruttato il periodo più freddo dell’inverno, quando la mia cantina solitamente raggiunge i 12° circa. Pur trattandosi di una Marzen (la tipica birra dell’Oktoberfest), la cotta è stata quindi fatta a gennaio. A parte che con le temperature che ci sono quest’anno, avrei potuto farla benissimo anche in marzo, a saperlo…  :confused:

Anyway, la ricetta comprende quattro malti diversi: principalmente Pilsener e Monaco, completati da quantità molto inferiori di Crystal e Carapils. La luppolatura è invece affidata interamente all’Hallertau Hersbrucker, usato quasi esclusivamente per l’amaro. Come lievito, infine, è stato utilizzato il Saflager S-23 (secco).

Sturmtruppen Marzen

All’assaggio, direi che il sapore della birra è caratterizzato principalmente dal malto, restando peraltro molto gradevole e beverina. Nonostante la FG un po’ alta (visto che la fermentazione si è fermata un po’ prima del previsto) la birra non è infatti dolce. Risulta pulita ed equilibrata, con un finale abbastanza secco nonostante il corpo ben presente. Il luppolo si sente, ma non in modo evidente (e per lo stile è giusto così). La carbonazione è medio-alta, la schiuma ricca e abbastanza persistente, il colore ambrato scuro.

In conclusione direi che è una birra ben riuscita e che probabilmente verrà riproposta nei prossimi anni, se non altro per l’etichetta particolarmente simpatica!  :razz:

Note di produzione:
Cotta n° 19 del 13/01/2013 – OG: 1,054 – FG: 1,016 – Alcol: 5,4% Vol.
Tecnica: all-grain BIAB con mash a 66° C (+ protein rest iniziale a 50°).
Fermentazione: 3 settimane a 12/13° C con travaso intermedio al 7° giorno.

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L’assemblaggio del mio nuovo PC – Parte 2

L’assemblaggio

Nella prima parte di questa storia vi ho parlato del tipo di PC che ho deciso di assemblare e dei componenti che ho scelto di utilizzare. Vediamo adesso, con l’aiuto di un po’ di foto, le varie fasi dell’assemblaggio vero e proprio:

Prima accensione e installazione software

Premetto che questo è il primo PC che ho assemblato interamente da zero, quindi la prima accensione comportava inevitabilmente un po’ d’ansia in più… Comunque, dopo aver collegato tastiera e monitor, ho premuto il tasto di accensione (trattenendo il fiato) e fortunatamente il sistema si è avviato subito senza problemi!

Dopo aver configurato velocemente il BIOS (molto bella e completa l’interfaccia grafica dell’Asus), sono passato all’installazione del Sistema Operativo. E visto che la Samsung, per aver acquistato entro febbraio il loro HD SSD, mi ha gentilmente regalato una copia originale di Windows 8 Pro, ho messo questa nuova versione del SO di Microsoft, ovviamente a 64 bit.

Ecco il PC finalmente in funzione, posizionato sulla scrivania.

Ecco il PC finalmente in funzione, posizionato sulla scrivania.

Il giudizio finale

Iniziamo dal rumore, che era una delle mie principali preoccupazioni (anche perché io il PC lo uso quasi esclusivamente di notte e la mia scrivania è in camera da letto…). Di certo non si può dire che il sistema sia inudibile, visto che ci sono pur sempre dentro tre ventole (senza contare che questo tipo di case si posiziona direttamente sulla scrivania a pochissima distanza dalle orecchie, e di certo questo non aiuta), però devo dire che il rumore prodotto è a livelli molto bassi e per nulla fastidioso. Sia la ventola del case che quella del dissipatore sono collegate agli appositi connettori sulla scheda madre e comandati da una specifica utility presente nel Bios, che in pratica nell’utilizzo normale fa girare tutto “al minimo”. Sicuramente aiuta molto avere l’HD SSD totalmente silenzioso, un po’ meno avere un alimentatore SFX con ventola da 8 cm… Anche il dissipatore Intel ha una ventola da 8 cm che non è il massimo, ma a dire il vero sono convinto che questo processore particolarmente efficiente (TDP 55W) in un case così piccolo potrebbe essere raffreddato sufficientemente anche con un dissipatore passivo, aiutato dalla ventola del case che si trova a pochi centimetri di distanza. Magari in futuro proverò anche questa strada.

E le prestazioni? Non mi sono messo a fare benchmark, ma posso dire che nell’uso normale il sistema gira che è una bellezza! Windows 8 si avvia il 12 secondi netti partendo dal sistema completamente spento, tutte le applicazioni si aprono in un lampo e non ho mai riscontrato alcun tipo di rallentamento. Parlo di applicazioni tipo Office, browser web, foto editing, riproduzione video, ecc. Non ho fatto prove con videogiochi, perché non credo di avere in casa niente di più recente di 7 o 8 anni, però sono convinto che la GPU integrata Intel HD 4000 potrebbe cavarsela discretamente anche in questo campo, ovviamente per un uso occasionale e rinunciando a qualcosa a livello di dettagli o risoluzione video. Non ho ancora avuto tempo di vedere come si comporta con software di editing video, e questa per me sarà sicuramente la prova più importante, ma anche qui sono abbastanza fiducioso. Non potrò contare sul supporto di una GPU dedicata o di una CPU quad-core, ma ho RAM in abbondanza e ho letto che la funzionalità Intel Quick Sync Video presente nel processore (per la codifica e decodifica video in hardware) dovrebbe riuscire a fare una bella differenza con i software che la supportano. Sicuramente pubblicherò un aggiornamento non appena avrò modo di fare qualche test, sono anch’io molto curioso.

In conclusione, posso dire di essere molto soddisfatto del mio lavoro. Mi rendo conto che il PC è sicuramente migliorabile (e possibilità di upgrade futuri, soldi permettendo, ce ne sono senz’altro), ma d’altra parte non era un progetto nato per realizzare una macchina “al top”. E’ semplicemente un PC equilibrato, che risponde ottimamente alle mie esigenze e ai requisiti iniziali del progetto, e che sono certo che potrò usare con soddisfazione anche per gli anni a venire. E comunque al momento, con 500 euro a disposizione, non credo che avrei potuto fare tanto di meglio!

Mi permetto di lasciare un ultimo commento anche sul nuovo sistema operativo. Windows 8 funziona sicuramente molto bene, si avvia in un lampo e tutto quello che volete, ma il fatto di voler imporre forzatamente un’interfaccia da tablet touch-screen su un desktop con mouse e tastiera sinceramente continuo a non capirla…

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L’assemblaggio del mio nuovo PC – Parte 1

Le premesse

Vi dico solo che il mio vecchio computer era stato acquistato a novembre 2002, quindi oltre un decennio fa! Nonostante qualche piccolo upgrade fatto nel corso degli anni (RAM, HD, scheda video), questo glorioso AMD Athlon XP 2200+ decisamente cominciava ad essere alla frutta anche per le mie abbastanza modeste esigenze…

Allora ho finalmente deciso di assemblarmi un PC nuovo di zecca ed è quindi iniziato lo studio per trovare la configurazione ideale. Prima di tutto, che tipo di PC realizzare? Semplice: quello vecchio era lento, ingombrante e rumoroso, per cui quello nuovo doveva essere il più piccolo, silenzioso e veloce possibile! E per complicare – parecchio – le cose, il tutto doveva tassativamente rientrare in un budget di 500 euro. Fortunatamente il PC non mi serve per fare videogiochi (è passato quel tempo, sigh…), quindi non ho bisogno ne’ di un mega processore ne’ di una super scheda video. Allo stesso tempo non posso però fare troppe rinunce dal punto di vista delle prestazioni, perché occasionalmente qualche lavoretto “pesantuccio” avrò comunque bisogno di farlo, tipo editing video, ecc.

Dopo un mesetto di studi e ricerche sul web (erano parecchi anni che mi disinteressavo di hardware, quindi ho dovuto aggiornarmi un po’ su tutto) sono alla fine riuscito a mettere insieme una configurazione soddisfacente, almeno sulla carta. I maggiori compromessi li ho dovuti fare dal punto di vista della silenziosità, in particolare ho dovuto rinunciare al mio progetto iniziale di realizzare una macchina completamente fanless, perché ho scoperto che i pochi case di questo tipo presenti in commercio sono decisamente troppo limitati o troppo costosi. Di certo non puoi spendere 250 euro per case e PSU se hai un budget di 500 e vuoi anche un PC discretamente potente…

I componenti scelti

Case: parlando di dimensioni contenute, è quasi scontato rivolgersi a case e schede madri in formato mini-ITX. Dopo lunghe ricerche e meditazioni, la mia scelta è caduta sul Silverstone Sugo SG05. E’ un case molto compatto, poco più grande di una scatola da scarpe, ben costruito e già fornito con un alimentatore da 300 W certificato 80+. Esiste anche una versione con PSU da 450 W, ma ho calcolato che la misura inferiore è più che sufficiente per le mie esigenze (20 euro risparmiati…). Il case è dotato di una ventola di raffreddamento frontale da 12 cm con filtro antipolvere, porte USB 3.0 e jack audio sul frontale, alloggiamenti interni per un HD da 2,5″ e uno da 3,5″ e per un’unità ottica di tipo slim. Volendo è in grado di ospitare una scheda video a doppio slot fino a 25 cm di lunghezza. 105 €.

Motherboard: avendo deciso di realizzare questa volta il PC su piattaforma Intel, come scheda madre ho scelto un’Asus P8H77-I. E’ una scheda di ultima generazione, con chipset H77 e tutte le funzionalità più moderne. Non ho preso una motherboard con chipset Z77 perché non sono interessato all’overclock, e in questo modo ho potuto risparmiare qualcosina anche qui. L’Asus dovrebbe essere una buona scheda (anche se ho letto alcune recensioni dove si dice che non brilla dal punto di vista dell’efficienza energetica e del reparto audio, ma comunque non sto realizzando un HTPC, quindi m’importa poco) ed è venduta ad un prezzo tutto sommato ragionevole. 90 €.

CPU: anche la scelta del “motore” del PC è stata molto combattuta. Ovviamente andando alla ricerca di potenza, si pensa subito a processori Core i5 o i7, ma i limiti del budget mi hanno precluso l’accesso alle costose famiglie quad-core di Intel. Alla fine ho scelto quello che sulla carta mi sembra uno dei processori dal miglior rapporto prezzo/prestazioni attualmente in catalogo: l’Intel Core i3-3225. E’ un dual-core di ultima generazione (Ivy bridge) dotato di Hyper Threading (quindi 4 core virtuali e 2 fisici), con un rispettabilissimo clock di 3,3 GHz, 3 MB di cache e un TDP massimo di soli 55W. Oltre a questo è anche uno dei pochi modelli dotati di GPU integrata HD 4000, la migliore attualmente fornita da Intel, cosa anche questa importante dal momento che il mio PC non sarà dotato di alcuna scheda video dedicata. 118 €.

RAM: anche se 4 mega probabilmente sarebbero stati sufficienti, in questo caso ho deciso di investire 20 euro in più e metterne direttamente 8. Ho scelto (sempre con un occhio al prezzo) delle Kingston HyperX Genesis DDR3, 1600 Mhz, CL9 e un bellissimo colore blu dei dissipatori che s’intona perfettamente con la scheda madre Asus (!). 44 €.

HD: una delle prime cose che ho deciso è che come disco fisso volevo assolutamente un SSD! E così è stato: ho preso un bel Samsung 840 da 120 Gb, trovato online ad un prezzo interessante. Certo, per lo stesso prezzo avrei potuto comprare un disco meccanico da 2 Tb, ma a livello di prestazioni e silenziosità ovviamente non ci sono paragoni. I 120 Mb non sono tantissimi, ma dovrebbero essere sufficienti, ovviamente tenendo i file più ingombranti (musica, video, ecc.) su un disco esterno USB o un NAS. Poi devo dire che eventualmente ho anche un Seagate Barracuda da 1 TB praticamente nuovo che mi gira sulla scrivania da 6 mesi (serviva proprio per il progetto di un NAS che poi è stato rimandato a chissà quando) che potrei affiancare all’SSD. Magari farò qualche prova per valutarne soprattutto l’impatto acustico. 85 €.

DVD-RW: come dicevo il case prevede lo spazio per un’unità ottica, ma purtroppo di tipo “slim”. Alla fine ho deciso di non sfruttare questo alloggiamento e con la stessa spesa (i lettori slim costano qualche euro in più e solitamente richiedono anche l’acquisto di un adattatore per poter essere collegati all’interfaccia SATA) ho preso un’unità esterna USB Samsung SE-208. Tanto al giorno d’oggi i CD/DVD si usano ben poco e almeno in questo modo posso usare il lettore/masterizzatore anche con il mio netbook, che ne è privo. 35 €.

Altri componenti: beh, praticamente non c’è altro. Come già detto non c’è alcuna scheda video e anche per quanto riguarda il dissipatore della CPU, almeno inizialmente ho deciso di dare un’opportunità a quello fornito di serie, sperando che non si faccia sentire troppo. L’unica cosa che mi mancava era una porta Firewire, visto che questo standard a quanto pare è stato abbandonato e il relativo connettore non è più presente su quasi nessuna scheda madre in commercio (su quella del mio vecchio PC c’era!). Siccome io però ho ancora – per il momento – una vecchia videocamera Mini-DV, ho bisogno di questa porta per poter importare i video sul PC, per cui ho occupato l’unico slot PCI Express disponibile sulla MB con una scheda Firewire Nilox. 20 €.

La spesa totale arriva quindi a 497 euro, a cui va aggiunto qualcosa per le spese di spedizione (avendo comprato praticamente tutto online), comunque diciamo che il budget è stato rispettato!

Nella seconda parte di questo articolo vedremo l’assemblaggio vero e proprio del PC e il risultato finale.

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Wolverine Brown Ale 2.0

Questa birra è una riedizione della “Oat Brown” dell’annata scorsa. Ho fatto però diverse piccole modifiche alla ricetta, fra cui l’aggiunta di un po’ di malto Carapils e di luppolo Saaz. Rimangono invece invariati i malti Maris Otter, Special B e d’avena, il luppolo EKG per l’amaro, il lievito S-04. Visto che mi sembrava che su questa birra potesse starci bene, ho anche deciso di simulare una maturazione in botte di legno, aggiungendo un po’ di Oak Chips nel fermentatore dopo il travaso.

Wolverine Brown Ale

La birra mantiene i caratteri fondamentali della versione precedente, con il suo colore scuro, il gusto pieno e morbido, la carbonazione leggera. La cosa meno riuscita è proprio la “barricatura” con il legno, perché è risultata decisamente troppo invadente, tanto da sovrastare pesantemente tutti gli altri sapori ed aromi. Purtroppo le informazioni trovate in rete e sui libri in merito a questa tecnica davano valori molto discordanti fra loro e alla fine ho dovuto fare un tentativo, un esperimento. E come tutti gli esperimenti, non sempre riescono come previsto, ma almeno adesso saprò come regolarmi per la prossima volta.

Con questo non voglio dire che la birra sia cattiva o imbevibile, ma di certo non è nemmeno fra le migliori. Resto convinto che ci siano le potenzialità per tirarne fuori una grande birra, ma c’è ancora da lavorarci sopra. Ma d’altra parte, si sa che Wolverine non è un tipo facile!

Note di produzione:
Cotta n° 18 del 11/12/2012 – OG: 1,050 – FG: 1,013 – Alcol: 5,2% Vol.
Tecnica: all-grain BIAB con mash a 66° C
Fermentazione a 20° C con travaso intermedio al 5° giorno.

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